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EQUILIBRIO E MATURITÀ - PARTE 2 - 1 Corinzi 16:13

  • Immagine del redattore: Giancarlo Farina
    Giancarlo Farina
  • 11 set 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Maturità significa, anche, divenire consapevoli di tutte le condizioni discordanti della nostra esistenza.


Dunque, la persona matura è quella capace di riflettere in se stessa e di se stesso, capace di mettersi in discussione e di rendersi consapevole dei suoi stati emotivi e caratteriali e che questi possono creare conflitti.


La maturità quindi non è quella che si pretende dagli adolescenti alla fine del percorso di studi di scuola superiore, alla maturità dell’essere umano ci si arriva tramite un processo, un divenire che non è mai completamente terminato, anche se si può parlare di personalità formata, quando, giunge a realizzare un equilibrio tra i bisogni propri e quelli altrui.


Immergiamoci in questo versetto della Bibbia e facciamone tesoro: “Siate vigilanti, state saldi nella fede, comportatevi come uomini, forti.” (1 Corinzi 16:13 - English Standard Version)


Vigilanti: saper essere “svegli”, “pronti”, attenti a quello che ci circonda e che sappiano interpretare correttamente i reali bisogni personali e del prossimo;

Saldi nella fede: possedere una fede equilibrata, sicura, reale, ferma davanti alle avversità della vita;

Comportatevi da uomini: virili, giusti, ponderati, leali, sinceri, che assumono le proprie responsabilità;

Forti: non solo di forza fisica, naturalmente, ma di forza spirituale, morale, d’animo, la forza che ci permette di affrontare e vincere la paura


Detto questo, il processo di maturazione necessita che l’individuo si relazioni con altri, poiché, come persone umane, siamo principalmente in rapporto con gli altri e viviamo questo rapporto in virtù del riconoscimento sia della nostra individualità sia dell'alterità.


La chiesa dovrebbe essere, ma lo è raramente, un luogo di dialogo, confronto, di rapporti, di crescita culturale e spirituale basata non sull'ascolto di uno che predica, di uno che guida la lode e di uno che guida la preghiera, in una, pur necessaria liturgia cultuale, ma che superi il contesto di “andare in chiesa” per partecipare a degli incontri, ma che la chiesa sia un “luogo di incontro tra credenti”, di rispettoso scambio di idee, anche se queste possono, in alcuni casi essere divergenti, perché nella differenza e nel confronto rispettoso si cresce e si matura.


Ecco cosa significa che quando due o tre sono riuniti nel nome di Gesù, lui è presente. La chiesa non è una istituzione (lo è anche) ma soprattutto una “comunione”.


Nell'adolescenza il ragazzo lascia la famiglia protettiva e si confronta con gli amici e li impara a far valere le proprie idee, ma anche ascoltare quelle degli altri.


Da li si forma il carattere.


La personalità matura è quella che ha superato il prevalente rifermento a se stessa, estendendosi alla comprensione degli altri e partecipando attivamente alla loro vita, con un rapporto di affettività e di rispetto.


(segue parte terza)

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